Fiducia ed equilibrio

Il modo migliore per parlare di evasione fiscale è forse proprio quello di proseguire a battere la strada della compliance fiscale, ovvero l’adeguamento spontaneo ai propri obblighi erariali.
Fra i vari capisaldi della compliance, di cui abbiamo già avuto modo di parlarne nel mese di Aprile, in occasione del Congresso nazionale di Asti, vi è necessariamente il rispetto delle garanzie previste dallo statuto dei diritti del contribuente (Legge 212/2000).
Rispettare infatti le norme dello statuto del contribuente significa anche ricreare quel clima di fiducia fra Stato e contribuenti. Un clima di fiducia in cui le parti in causa siedono entrambe allo stesso tavolo, con le medesime armi, con gli stessi diritti e doveri.
Fiducia, un termine forse abusato ma solo nelle discussioni da salotto che poi non trova riscontro alcuno nella realtà quotidiana. Perché proprio dalla fiducia nei cittadini deve ripartire lo Stato.
Sembra strano e forse un po’ balzano, ma con la fiducia nell’istituzione “Stato” si combatte anche l’evasione fiscale.
Perché alle imposte pagate dai cittadini lo Stato deve rispondere con atti concreti di efficienza, rispetto delle regole, sviluppo, investimenti. Tutti elementi che si sintetizzano appunto nel termine di “fiducia”, garantendo nel contempo la tanto sospirata compliance fiscale.
Ecco il motivo per il quale riteniamo che lo Stato debba combattere in primis gli sprechi, la corruzione e l’inefficienza nella Pubblica Amministrazione.
Alla domanda: “Di quanti punti percentuali deve diminuire la pressione fiscale?”, noi rispondiamo in modo drastico e perentorio, vale a dire anche di zero punti percentuali. Basterebbe solo che uno Stato efficiente restituisse quanto pagato dai cittadini sotto forma di beni, servizi ed efficienza, in una parola sola basterebbe che lo Stato restituisse ai cittadini fiducia,  ciò che invece ancora non accade. Proprio da questo punto invece bisogna cominciare a lavorare. Ricominciare a lavorare lontano dai proclami mediatici, dagli spot e dalle operazioni una tantum stile Cortina.
Perché è proprio l’uso efficiente delle risorse pubbliche che rappresenta il modo migliore per trasmettere un messaggio positivo contro l’evasione fiscale.
La stessa visita dello scorso 24 Luglio del premier Letta all’Agenzia delle Entrate, deve necessariamente essere salutata positivamente nel passaggio del discorso in cui lo stesso premier accenna ad “un uso equilibrato e produttivo delle risorse pubbliche”.
 
Timidi e flebili segnali di uno Stato che comunque e sempre troppo lentamente inizia la sua virata di 180 gradi nella rotta di navigazione, considerando come vero cancro dell’economia non solo l’evasione fiscale ma anche gli sprechi e la corruzione nella Pubblica Amministrazione.
Comunque sia, continuiamo ad essere lontani da quella necessaria parità di trattamento che vede nel danno erariale l’unico elemento da prendere in considerazione, sia quando si parla di evasione fiscale, sia quando si parla di sprechi e corruzione nella pubblica amministrazione.
Ebbene si perché se ad uno strumento di accertamento di massa quale il redditometro (solo per citarne uno) corrispondesse un egual strumento di accertamento per gli atti compiuti da cittadini che svolgono funzioni nella pubblica amministrazione, siatene ben certi che il cancro dell’evasione fiscale passerebbe in secondo piano nel momento in cui venissero quantificati, con la stessa enfasi, anche i danni consumati da coloro che lavorano nel settore pubblico.
Auspichiamo, anche se a timidi passi, che possa essere ripristinato il giusto equilibrio nella lotta all’evasione fiscale, segno anche di una ritrovata fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.