Il redditometro post Circolare 6/E dell’11/03/2014

Ci siamo: la lunga telenovela del redditometro potrebbe davvero essere giunta al capolinea con l’ultima Circolare, la 6/E dell’11/03/2014, che definisce nel dettaglio i caratteri strutturali e specifici di questo strumento anti evasione (…mah!!!). Con tale Circolare, l’agenzia delle entrate recepisce il parere del garante del 21/11/2013 in merito al rischio di violazione della privacy dei cittadini.
Ecco dunque che, in seguito a ciò, la ricostruzione sintetica del reddito derivante dai controlli da redditometro dovrà tener conto esclusivamente dei seguenti elementi:
1)    Spese certe;
2)    Spese per elementi certi;
3)    Fitto figurativo.
Rientrano nella prima categoria le spese presenti in anagrafe tributaria, dunque già conosciute al fisco.
Nella seconda categoria vi rientrano invece le spese basate su dati certi, quali ad esempio immobili, mezzi di trasporto, la cui entità è però sconosciuta al fisco.
Infine, nell’ultima categoria vi rientra la spesa “attribuita” al contribuente, nel caso in cui non risulti nel comune di residenza alcun immobile posseduto a titolo di proprietà, locazione, leasing immobiliare e uso gratuito. A tal proposito lo stesso garante della privacy rileva che il fitto figurativo non rileva ai fini della selezione del contribuente, venendo lo stesso fatto emergere solo successivamente.
Le spese Istat vediamo quindi che non vengono prese in considerazione se non solo con riferimento alle spese per elementi certi.
È chiaro dunque che la Circolare 6/E segna un prima ed un dopo; un confine netto fra una prima fase in cui in tale strumento vi sarebbe potuto far rientrare davvero qualunque tipologia di spesa dei cittadini ed una seconda fase in cui i paletti dei controlli sono ben chiari. Fra gli elementi in comune vi è la considerazione che tale accertamento sintetico possa essere la panacea dell’evasione fiscale. In merito il dubbio è quanto mai legittimo, considerato che i controlli non saranno più i 36.000 paventati ma i 20.000 effettivi, dall’anno 2014 con controlli concentrati dall’anno d’imposta 2009. Anzi, questa è forse una prova provata che il reale obiettivo del redditometro è più mediatico che non effettivo, vale a dire di reale gettito di cassa.