Il termometro degli spreads, oltre ad infiammare ed influenzare i mercati, infiamma ed infervora le discussioni della nostra classe politica, con un’attenzione ed un’apprensione forse oltre il necessario.
È indubbio che lo spread influenza la nostra economia ed il nostro vivere quotidiano, con i rincari dei mutui e dei finanziamenti bancari alle imprese.
È anche vero, però, che l’eccesso di considerazione alle variazioni dello spread rappresenta un gioco che la nostra classe politica dovrebbe prendere più con le molle.
Se seminare il panico quando lo spread sale oltre una certa soglia (quasi sempre psicologica, in quanto non esistono dati oggettivi) è certamente sbagliato, è altrettanto e certamente sbagliata l’enfasi data alla discesa dello spread. In questo ultimo caso subito si parla di ripresa dell’economia, di uscita dalla recessione e di ritrovata fiducia.
La misura dello spread è divenuta oramai un riferimento di cui s-parlare per soli fini di consenso politico, consenso che invece non trova risvolti concreti in tutto ciò che si legge o si sente nella cronaca politica-economica quotidiana.
Può un solo indicatore fungere da termometro e misurare lo stato di salute di un’economia nazionale? Assolutamente no e, farlo, significa essere miopi e non avere alcun tipo di programma di politica economica da sviscerare.
In tal caso la politica ciba di false notizie i cittadini che come tanti canarini si accontentano delle briciole dettate dalle non-notizie degli spread mentre, allo stato attuale, la realtà nuda e cruda è che non esiste alcun tipo di programma e di progetto economico che possa davvero incidere sul futuro della nostra economia e sul futuro dei giovani italiani.
Ecco, l’unica cosa che davvero, ora come ora, incide sulla quotidianità die cittadini è il sali e scendi dello spread.
Ah dimenticavo, l’IMU… ma cosa c’è al di là dell’IMU???….sempre e solo gli spread!!!
Il problema và forse ricercato al di là dello spread.
In Italia bisognerebbe infatti creare una nuocva cultura della crescita, che richiede certamente una trasformazione di lungo periodo: per tale motivo sarebbe necessario avviarla fin da subito.
Dal punto di vista fiscale qualcosina già è stata fatta, ad esempio con il regime fiscale dei “nuovi contribuenti minimi”, che prevede una tassazione forfettaria con aliquota al 5% entro un tetto massimo di ricavi di € 30.000,00
Ma resta ancora troppo da fare!!!
Al di là dello spread, l’eco mediatica venutasi a creare intorno all’IMU sta certamente creando non solo dis-informazione ma anche eccessi di aspettative verso i cittadini ed in particolare verso il settore produttivo del Paese. In tal senso è mai possibile che il sistema fiscale italiano debba girare intorno alla tassazione immobiliare??
Al di là dello spread, l’impressione è come se in Italia mancasse una leadership politica capace di puntare ai veri problemi della nostra economia, di caprili e di spiegarli ai cittadini. Non si ha il coraggio di prendere il toro per le corna e di dire che forse il vero problema è proprio lo Stato che, in termini di servizi, non restituisce ai cittadini ciò che questi pagano sottoforma di imposte e tasse.